L’obiettivo di questo primo incontro era quello di coinvolgere, senza porre limitazioni di ruoli e discipline, tutti gli attori della città interessati a una discussione sulla cultura e la formazione, per costruire insieme nuove pratiche formative: un ateneo che stimoli una conversazione per affrontare l'attuale momento di crisi culturale e aprire nuove visioni.
“Sono molto interessato alle suggestioni e alle indicazioni di persone di culture diverse. – afferma Emilio Fantin – In questo periodo di forte crisi, credo sia importante non solo prendere atto del fallimento di alcuni modelli economico-sociali e del lavoro, ma spingersi sul crinale della conoscenza, della scienza e della cultura per potere immaginare ciò che possa riempire il vuoto che sembra opprimerci. E’ questo il tema della “soglia” cioè di quella posizione che permette di guardare le cose da più punti di vista, evitando di restare impigliati nei legami creati da pregiudizi, dogmi o paradigmi desueti.”
All'incontro ha preso parte un gruppo eterogeneo di persone, di diversa età e esperienza. Nell'ateneo dinamico, l'inesperienza dello studente dovrebbe confrontarsi con il commento arguto del letterato o del ricercatore, il rigore di un ragionamento scientifico con il carattere immaginativo e intuitivo di un processo artistico, la rigidità di un pensiero dogmatico con l'entusiasmo e la curiosità di una mente giovane. A testimoniare l'interesse per questa proposta, vi è stata la presenza non solo di persone diverse per età, attività e campo di studio, ma anche delle istituzioni: sono intervenuti, tra gli altri altri, Simona Lembi, presidente del consiglio di Bologna, Dede Auregli dirigente della provincia di Bologna, Simona Brighetti a nome dell'assessorato della cultura di Bologna, Milena Naldi, presidente del quartiere San Vitale, e rappresentanti della cultura tra cui Renato Barilli, Alessandra Borgogelli, Silvia Fanti, e le curatrici del premio internazionale di Arte Partecipativa, Julia Draganovic e Claudia Löffelholz.
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